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Un anno di lockdown, un anno di smartworking

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Lo smartworking è entrato da circa un anno nelle nostre vite, anzi, case. Questo perché la pandemia ha modificato, e per sempre, le nostre abitudini di lavoro.

Con smartworking, si intende una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari e spaziali, da svolgere secondo le direttive del datore di lavoro. E durante il 2020 c’è stato letteralmente il “boom” di aziende private e pubbliche che hanno optato per questa nuova modalità lavorativa. Questo perché lo smartworking è stata una delle prime misure individuate come soluzione al blocco totale delle attività lavorative per l’emergenza coronavirus.

Lo smartworking esisteva già ben prima della pandemia. Fino allo scoppio del Covid-19, questa modalità di lavoro si è basata esclusivamente su un accordo tra datore di lavoro e lavoratore ed era adottato principalmente in aziende ben strutturate. Il quadro di emergenza sanitaria ha cambiato, appunto, le carte in tavola, trasformando questa modalità di lavoro: il datore potrà applicare il lavoro agile ad ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali di lavoro; il lavoratore ha il diritto di svolgere il lavoro in modalità agile se genitore di figli minori di anni 14, nonché ove si trattasse di lavoratore maggiormente esposto al rischio di contagio, anche in questi casi in assenza di qualsiasi accordo individuale.

Secondo l’Osservatorio smartworking del Politecnico di Milano, in emergenza, il 94% delle pubbliche amministrazioni, il 97% delle grandi aziende e il 58% delle piccole e medie imprese ha permesso ai dipendenti di lavorare da remoto, cioè lontano dal tradizionale ufficio, con gli stessi diritti degli altri lavoratori, sia come come tutela della malattia e degli infortuni, sia come remunerazione. Ma lo smartworking non è e non potrà essere per tutti, poiché ci sono mansioni che richiedono la presenza fisica sul luogo di lavoro, come per esempio le attività manuali.

I VANTAGGI DELLO SMARTWORKING

  • Riduzione tempi di trasferimento da casa a ufficio con conseguente diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
  • Migliore bilanciamento vita-lavoro poiché con la riduzione dei tempi di viaggio, vi è più tempo libero da dedicare al lavoro oppure alla propria famiglia.
  • Aumento della motivazione, sempre legato alla riduzione dei tempi di trasporto. Immaginatevi una persona che deve uscire 2 ore prima di lavorare da casa, magari in inverno con freddo o pioggia, guidare per raggiungere la stazione, aspettare e poi prendere il proprio treno, magari accalcati, scendere a destinazione e prendere altri mezzi o camminare per diversi minuti…
  • Crescita della produttività, soprattutto per alcune categorie di lavoro come i venditori, poiché nelle stesse ore di lavoro di una giornata lavorativa possono fare diverse riunioni tramite videochiamate, invece che solo una che implica diverse ore di viaggio tra andata e ritorno.
  • Riduzione dell’assenteismo poiché lo smartworking migliora il benessere dei lavoratori e di conseguenza crollano le assenze per malattia.
  • Riduzione costi all’azienda, se dovessero essere adottati edifici più piccoli, con conseguente riduzione di affitti, luce, riscaldamento, ecc. C’è anche una riduzione dei servizi al personale come mensa, macchine del caffè, scrivanie, cancelleria e tutto quello che ci sta attorno. Oltre ad una riduzione dei costi di trasporto per i venditori.
  • Esplosione dei servizi digitali, quali videochiamate, l’utilizzo di VPN per le aziende, il BYOD e le piattaforme per la didattica a distanza. L’obbligatorietà di trovarsi a che fare con il proprio dispositivo diverse ore al giorno, ha migliorato molto le nostre conoscenze informatiche.

GLI SVANTAGGI DELLO SMARTWORKING

  • La struttura ambientale del lavoratore potrebbe non essere adatta. Se il lavoratore vive in un ambiente piccolo e lo deve condividere con altre persone, quale potrebbe essere la qualità del lavoro? Si può anche avere una stanza chiusa a propria disposizione, ma immaginatevi una mamma (o lo stesso papà, babysitter o nonna) con due bambini in casa che richiedono continuamente attenzione.
  • Il lavoro di gruppo risulta essere difficoltoso e meno efficiente. Se l’azienda ha bisogno di mettere insieme diverse conoscenze per trovare una sintesi tra diversi punti di vista, un conto è mettere attorno ad un tavolo tutte le menti, un altro è metterli in videoconferenza.
  • Utilizzo del proprio dispositivo per lavorare potrebbe inibire il suo utilizzo ad un altro componente della famiglia per altri scopi personali, come ad esempio la didattica a distanza dei propri figli.
  • La sicurezza e protezione dei dati aziendali viene a mancare, perché se è vero che a prima vista il problema è quello di protezione dei dati in Cloud, che è lo stesso per i computer in ufficio, di fatto nessuno mi può dire se il lavoratore lavora da solo o se c’è qualche altra persona con lui che non dovrebbe avere accesso ai dati aziendali che scorrono sul monitor.

Dunque, lo smartworking ha certamente uno sviluppo possibile, anche se limitato a certi ambiti. Si appresta a diventare sempre più la regola e sempre meno l’eccezione. Se il computer in azienda è stata una rivoluzione, nell’immediato futuro lo sarà il computer a casa. I lavoratori continueranno in questa modalità e a svolgere la propria professione da casa ancora per molto. Qualcuno pensa che siamo di fronte ad un cambiamento epocale, in cui la tecnologia ha preso un ruolo primario. Non dimentichiamoci che tale modalità migliora il benessere dei lavoratori e li rende anche più produttivi. Nonostante ciò, il lavoro di gruppo risulta più difficoltoso e meno efficiente.

Andrea

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